Le interviste di Oltreconfine
Roberto Sassone

Wilhelm Reich. La presenza

di Andrea Colamedici

in Speciale WILHELM REICH (Oltreconfine - n° 6 - Lug/Ago 2012)
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Com'è stato il tuo incontro con il pensiero di Wilhelm Reich?
Inizialmente fui colpito dalle sue ricerche sull'energia orgonica. Ero molto giovane, particolarmente legato al meraviglioso, e Reich mi offrì delle spiegazioni chiare a certi fenomeni energetici che stavo vivendo sulla mia pelle. Successivamente, quando decisi di entrare in terapia da Federico Navarro, il promotore del pensiero reichiano in Italia, Reich non fu più soltanto una persona che diceva cose affascinanti e nuovissime, ma cominciò a diventare un'esperienza tangibile. Il percorso reichiano mi portò ad avere già all'inizio una serie di esperienze di me stesso, cambiando radicalmente il mio sentire e la mia scala di valori. Certe piccole esperienze che avevo vissuto in meditazione le ritrovai anche nel lavoro corporeo: certi momenti di espansione, una quiete profonda, la classica sensazione dello scorrere dell'energia. Queste due vie, l'esperienza bioenergetica e quella meditativa, pian piano cominciarono a coincidere, e cominciai a capire che si trattava di due vie molto complementari, a patto che l'una si servisse degli strumenti dell'altra. In altre parole, la via della destrutturazione del carattere portava al contatto più profondo con il nucleo, mentre la meditazione, partendo dal nucleo, aiutava la destrutturazione del carattere.

Hai detto di aver sviluppato questa meraviglia, questo taumazein iniziale nei confronti di Reich. Ricordi il primo effetto meraviglioso che ti fece?
Sì, ricordo un'esperienza che ebbi in terapia con un esercizio chiamato la medusa, una respirazione profonda a cui viene accompagnato il movimento del bacino e l'apertura delle gambe. Questo acting cominciò a procurarmi delle forti sensazioni di corrente nel corpo, come se avessi le dita in una presa, fino al punto di portarmi alla tetania. Inizialmente mi spaventai ma poi, lasciando questa energia più libera di fluire, si manifestarono momenti di profonda gioia: si aprì qualcosa nel petto, come se improvvisamente una porta si fosse spalancata verso un momento di profondo silenzio, vicinissimo a quegli stati di meditazione in cui si ha la percezione non di pensare, ma di esistere. Quell'esserci legato non a un'emozione, ma al sentire l'esistenza.

Da Evoluzione 2 di Satprem, il principale allievo di Sri Aurobindo: «La grande chiusa della nuova evoluzione è ormai aperta, lo so. Il passaggio è aperto, lo so, non è più una promessa per i tempi a venire, sta diventando realtà, attraverso tutte le nostre grida, le nostre violenze e incoerenze. Il coperchio d'oro, o di piombo, ormai si è rotto, spaccato in due. Le porte del Sole si spalancano in due, mostrandoci, o facendoci sparire, le mille crepe del nostro edificio in rovina affinché, felice delle proprie ceneri, possa emergere il nuovo». Senti un'eco reichiana in queste parole?
È meraviglioso il Reich che parla dell'uomo nuovo. In libri come L'assassinio di Cristo o Etere, Dio e Diavolo, il suo anelito è chiarissimo: quando l'uomo genitale (termine che a me non piace molto, perché richiama ancora una vecchia interpretazione caratteriale di discendenza psicoanalitica) comincerà a realizzare la vera esperienza dell'uomo, passerà in modo naturale dalla morale all'etica, entrando in contatto diretto con le leggi universali della vita. Secondo Reich l’essere umano senza corazza, pulsante di vita, può condurre a una nuova umanità: è questa la comprensione che mi ha permesso di agganciarmi allo Yoga Integrale di Sri Aurobindo.

(continua)

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