Le interviste di Oltreconfine
Carlo Magaletti ¤ www.carlomagaletti.com

Carlo Magaletti. La ricerca della creatività

di Andrea Colamedici

in Incontri (Oltreconfine - n° 8 - Nov/Dic 2012)
€ + spese sped.
Cos'è per te la creatività?
È davvero bello che le domande semplici siano sempre quelle a cui è più difficile rispondere. Per me la creatività si può definire come la capacità di qualsiasi individuo di esprimere o portare in vita qualcosa che ancora non esiste. Questo atto creativo può avvenire attraverso un'opera artistica, poetica, ma anche in tanti altri modi: in una relazione di coppia, per esempio, l'atto creativo è quello scarto in avanti che sconvolge le fondamenta del rapporto, trasportandolo in uno stato in cui diventa possibile esprimere le potenzialità sopite di entrambi. La bellezza si manifesta quando la coppia riesce a realizzare l'atto creativo, qualcosa cioè di inesistente prima d'allora. In un'intervista, visto che stiamo tentando proprio questa strada, l'atto creativo è l'emersione dell'inatteso, dell'inaspettato, nella mente dell'intervistatore e dell'intervistato. È l'incontro tra due persone in cammino che si pongono in un processo creativo, permettendo l'emersione del nuovo, del non ancora esistente nella mente. La nascita di qualcosa che si incarna nel percepibile e che prima non era presente nella realtà ordinaria.

Chi è il creativo?
Tutti possono essere creativi. Non credo che la creatività sia una questione di talento, a meno che non si voglia considerare il talento come la capacità di perseguire un processo creativo, la predisposizione a seguire un percorso in maniera naturale. Secondo la mia esperienza, è molto raro che le persone conoscano davvero il funzionamento del processo creativo. Tale conoscenza è spesso assente anche nell'arte: ho incontrato nel teatro persone che avevano mestiere, che a forza di fare e rifare le stesse azioni avevano sviluppato un proprio metodo personale, ma è raro che le persone abbiano sviluppato una coscienza di cosa sia profondamente il processo creativo. Ecco, potremmo definire talento creativo la capacità di seguire il processo di creatività. Non è questione di DNA creativo, ma di qualcosa che si può imparare e praticare.

In che modo ci si dispone alla creatività?
Per affrontare questo discorso devo spiegare la mia concezione di creatività. Per farlo, dobbiamo immaginare di vivere in quella che qualcuno definisce l'esperienza ordinaria di vita, vale a dire ciò che filtriamo dalla realtà attraverso le nostre idee, preconcetti e punti di vista; tutto ciò che ha plasmato la nostra visione della realtà attraverso la nostra personale lente. Ancor meglio, più che di lente, che identifica principalmente gli occhi come organo di riferimento, io preferisco riferirmi a un involucro, a una bolla. Ogni volta che entriamo in relazione con la realtà, lo facciamo attraverso questa bolla mediatrice di informazioni, il cui maggior scopo è la riproduzione fedele di tutto ciò che siamo abituati a vedere. Il creativo è colui che riesce per un po' di tempo a uscire dalla sua bolla, dalla sua esperienza ordinaria di vita e a percepire la realtà senza filtri, scorgendone in questo modo significati altrimenti impossibili da vedere. Ottiene così la possibilità di portare all'interno della bolla una nuova informazione, una nuova conoscenza sul funzionamento della vita. Le invenzioni scientifiche, atti creativi a tutti gli effetti, non sono altro che un passo avanti di qualcuno che, avendo trovato qualcosa di nuovo fuori dalla bolla, lo trasporta nel mondo ordinario, rendendolo disponibile alla comunità attraverso un linguaggio fruibile. La nostra bolla si allarga ogni volta che un'informazione nuova entra dentro di essa: la coscienza collettiva dell'umanità si espande man mano che i creativi viaggiano tra i mondi.

(continua)

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