Le interviste di Oltreconfine
Marina Borruso ¤ www.marinaborruso.net

Marina Borruso. Vivere in questo momento

di Maura Gancitano

in Incontri (Oltreconfine - n° 6 - Lug/Ago 2012)
€ + spese sped.
Che momento è quello che stiamo vivendo?
È un momento che ci chiede di assumerci le nostre responsabilità personali in ogni area della nostra vita. E la vera responsabilità è prima di tutto quella verso noi stessi. Ecco perché in questo momento non c’è niente di più attuale che intraprendere un cammino spirituale, perché un cammino spirituale non è altro che accogliere tutto di noi stessi, lasciare che la nostra vera natura sia libera di manifestarsi, e diventare finalmente e completamente ciò che siamo. In un momento come questo, in cui le certezze stanno crollando e i valori sui quali ci siamo basati non sembrano più così solidi, veniamo chiamati a manifestare il nuovo. Per poterlo fare, però, è necessario lasciare l’identificazione con il passato. Il passato infatti è capace solo di ricreare se stesso. La capacità di innovare per rispondere alle sfide di Adesso non può venire da uno stato di coscienza identificato con il passato, quindi da uno stato di coscienza identificato con il piano mentale, ma viene da una dimensione diversa: la dimensione della nuova consapevolezza che si manifesta e si alimenta di presente. La incontriamo entrando nell’Adesso dall’unico luogo dal quale possiamo accedervi: l’interno del nostro corpo; lì è inevitabile accogliere la totalità di noi stessi: il bianco e il nero insieme a tutti i grigi! Allora sì che possiamo essere creativi e da questo contatto intimo con noi stessi può nascere una risposta nuova a questo momento. Ci sono moltissime cose da fare, moltissime cose da dire, tanto da manifestare, ma questo dire o fare non può venire dalla vecchia conoscenza, da ciò che si ripete: deve venire da un’altra dimensione, da un altro stato di consapevolezza, da uno stato che ognuno di noi può contattare attraverso se stesso; solo così può manifestarsi nel mondo. Il miracolo di questo momento sta proprio nel fatto che tutto sta venendo giù: se non rimaniamo intrappolati nella paura possiamo vedere che questo venir giù sta lasciando intravedere un sacco di porte nuove, di nuove possibilità. Rispondere alle sfide che ciò che crolla ci propone, significa prendere responsabilità e lo possiamo fare solo entrando in noi stessi per uscire dal nostro passato. Lo possiamo fare guardando in faccia la paura. E allora siamo nell’Adesso, l’unico tempo dal quale possiamo dare una risposta a ciò che sta accadendo. Allora vedremo con stupore che il passato, invece di essere un peso, una ripetizione vuota, diventa radice viva, diventa saggezza alla quale attingere, diventa conoscenza che illumina il presente senza condizionarlo.

All’inizio del tuo libro Essere nel presente racconti di un viaggio fatto in Brasile, affermando che questa esperienza ha trasformato tutta la tua vita e che ci sono voluti diversi anni per digerire questo cambiamento. L’idea che mi è venuta in mente leggendo è che nonostante la tua determinazione, a un certo punto ti sei resa conto che la vita che stavi portando avanti non era la tua. È successo così?
Mi è successo qualcosa che accade a tantissime persone. Senti un’urgenza, un impulso, qualcosa che ti spinge, ma non sai, allora sei come un cieco che cammina a tentoni. Vai all’università, ti afferri ai luoghi comuni, ma in fondo hai le scatole piene di tutto questo. Perché sai fra te e te, anche se non hai il coraggio di dirtelo, che non è questo ciò che vuoi; sai, perché lo senti, che c’è di più e lo vuoi. Io ero ribelle, frequentavo la facoltà di Architettura nel ’68, quindi in un periodo di rottura. Dentro di me c’era una grande confusione, ma c’era anche l’aspirazione vitale verso qualcosa di diverso, di cui intuivo l’esistenza. Non sapevo dove cercare, per cui a un certo punto mi sono resa conto che l’unica cosa da fare era lasciare briglia sciolta a questa spinta interiore. Mi ero laureata, facevo l’assistente, avevo un fidanzato che voleva sposarsi. Ma percepivo che se avessi continuato a vivere dentro quelle strutture, sarei certamente morta. Così, guardando un giorno in bacheca i bandi per le borse di studio, ho visto che l’unica non ancora scaduta era per il Brasile, e ho deciso di partire. Tutti mi dicevano che avrei acquisito titoli, ma ovviamente non era quello che cercavo. Volevo vedere il mondo, la vita, volevo soprattutto me stessa. Sono partita senza sapere dove andassi veramente, e quando sono arrivata, quando non avevo più il mio solito fare quotidiano, mi sono ritrovata con quello che c’era sotto il fare di tutti i giorni: una grande tristezza, angoscia, tanta sofferenza. Proprio come capita a tante persone quando vanno in vacanza e si ritrovano con l’angoscia che il fare quotidiano copre. Ho passato un paio di mesi bevendo, ma neppure questo funzionava; poi sono andata a passare qualche mese con gli indios in Amazonia. Lì la durissima realtà umana mi ha obbligato a uscire dal mondo delle idee e dei concetti. Lì è cominciata la mia strada. La cosa importante per me è stata rendermi conto che la vita non era quello che pensavo. Non soltanto non era quello che gli altri dicevano che fosse, ma non era neanche quello che pensavo io! Mi sono resa conto che c’era un grande divario fra la vita e l’idea della vita; allora ho abbandonato un po’ di luoghi comuni, di credenze, di vecchia roba. E ho potuto camminare più leggera verso me stessa.

La stessa vecchia roba che possiamo toglierci tutti di dosso in questo momento.
Sì, esatto! Questo momento storico ci invita proprio a uscire dal passato. Il passato è una ricchezza di saggezza se siamo nel presente, ma non possiamo ancorarci a esso. Molti di noi usano il passato per proteggersi dalla vita, ma questo è un tempo di sperimentazione, è un tempo per bagnarsi i piedi, per entrare nelle esperienze. Il momento presente è una grande opportunità.

(continua)

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