Le interviste di Oltreconfine
Ivan Alibrandi

Il Sé nella Kabbalah

di Andrea Colamedici

in Speciale CABALA (Oltreconfine - n° 5 - Mag/Giu 2012)
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Cos'è il Sé nella Kabbalah?
Il Sé nella Kabbalah rappresenta la ricerca della più intima natura umana, situata nel profondo di ogni individuo. La Kabbalah è un eccezionale strumento per giungere all'interno di ciò che Jung ha definito il Sé, ossia il vero Io profondo dell'essere umano. Jung affermava che l'uomo possiede un Io superficiale, posto al centro della coscienza, oltre il quale però si staglia un altro Io, situato a incredibili profondità: tale Io è la nostra vera natura, il centro dell'intero individuo, che comprende sia la coscienza che l'inconscio. Il processo della vita, quindi, consiste dapprima nello sviluppo della parte superficiale, attraverso modalità e tecniche atte al riequilibrio e all'armonizzazione delle proprie percezioni. Successivamente si avverte la presenza di altre possibilità dentro di sé: è il percorso, che Jung definisce processo di individuazione, attraverso cui simbolicamente si travasa l'identificazione dall'Io cosciente all'Io profondo.

Che somiglianze hai trovato tra il processo di individuazione junghiano e il travasamento cabalistico?
Ci sono moltissime affinità riscontrabili osservando il glifo dell'Albero della vita. Questa figura tipica della Kabbalah è formata da tre pilastri: Misericordia, Rigore e Coscienza. Sono l'equivalente dei tre canali energetici, le cosiddette navi dello yoga: Shushumna, Ida e Pingala, cioè due energie opposte e un canale centrale che sfrutta l'equilibrio generato dal movimento per ascendere. L'approccio psicologico è molto simile: basti osservare il concetto nella psicologia contemporanea di sanità psichica, la cui applicazione è prettamente individuale. Nel processo di guarigione non esiste una sanità standard: l'individuo è l'unico responsabile del proprio equilibrio, il solo in grado di offrire a se stesso il miglioramento di cui ha bisogno. Possiamo immaginare una sorta di bilancino tra le due parti: la crescita interiore avviene quando non si è troppo sbilanciati né su un canale, né sull'altro. A ogni modo, se per natura tendo troppo verso il pilastro del Rigore, per tornare al centro dovrò passare per un periodo di grande elasticità, di Misericordia: se non acquisisco la capacità opposta non posso giungere al centro. Se ho una tendenza caratteriale con una forte distruttività, con un Super-Ego, ossia i condizionamenti, troppo più forti dell'Io, ho bisogno di costruirmi un Ego più forte, che sia in grado di condurmi verso il Sé.

Come si attua il rafforzamento dell'Ego?
È fondamentale comprendere il meccanismo della polarizzazione. C'è una differenza fondamentale tra un ego sano e un ego malsano. In molte teorie filosofico-mistiche manca questa sottile distinzione, che invece è parte integrante dell'esistenza umana e viene ben descritta dalla Kabbalah e dalla psicologia analitica. Un Io sano è un Io che non schiaccia il prossimo, che si mette in ascolto e che al contempo si protegge, ponendo se stesso al centro della propria vita quotidiana. Vive per la propria evoluzione, offrendosi contemporaneamente al mondo con il cuore aperto. L'ego sano può anche essere estremamente duro con il prossimo, ma lo fa solo quando si tratta di autoproteggersi o di allontanare da sé persone o situazioni malsane. Spesso invece l'Io diventa un mostro, senza cura per la vita altrui, impegnato nel tentativo di distruggere l'alterità o, all'opposto, sottomesso alle leggi esterne e noncurante del proprio mondo interno. L'approccio junghiano è il medesimo: se si è troppo su un lato, bisogna passare dalla parte opposta per potersi centrare, in un meccanismo del tutto corrispondente a quello dell'Albero della vita, della bilancia cosmica traslata nel microcosmo dell'essere umano.

(continua)

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