Le interviste di Oltreconfine
Carlo Dorofatti ¤ www.carlodorofatti.com

Metamorfosi

di Giovanni Picozza

in Novità Editoriali (Oltreconfine - n° 4 - Mar/Apr 2012)
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Partiamo dal titolo del libro, Metamorfosi, parola di derivazione greca che vuol dire “trasformazione”, ma che può assumere significati diversi a seconda del contesto in cui la si utilizza. A che tipo di metamorfosi ti riferisci? Metamorfosi culturale, spirituale, esistenziale o fisica?
Mi riferisco proprio a una metamorfosi radicale, quindi da tutti i punti di vista e su tutti i piani: la metamorfosi che ci aspetta, che accadrà necessariamente. Sono convinto che la fine di questo ciclo esistenziale, prefigurata dai Maya e non solo da loro, corrisponda all’innesco, più o meno repentino, di un processo di riconfigurazione del nostro piano dimensionale e quindi al potenziale e progressivo manifestarsi di nuove possibilità esistenziali per quanto riguarda la specie umana, dal punto di vista biologico, energetico e vibrazionale, ossia sul piano della coscienza. Ecco perché non mi limito a pensare a un cambiamento, ma mi spingo a immaginare una vera e propria trasfigurazione, una metamorfosi appunto. Cavalcare questa onda significa predisporsi a tale salto che, secondo me, non sarebbe solo un passaggio da una manifestazione della matrice a un’altra eventualmente più complessa, ma un trascendere la matrice stessa. Non ho idea di cosa possa significare questo: non ho le parole per esprimere quello che sento in proposito. Eppure possiamo intuirlo. Questo libro è solo un primo e piccolissimo stimolo per orientarsi verso questa possibilità. Scriverò altro in futuro, senza dubbio.

Nel libro insisti molto sull’importanza di costruirsi una propria ritualità personale. Ritualità significa ripetizione e presuppone determinazione e disciplina, qualità non molto diffuse nella nostra società sempre più schizofrenica. Come far sì che le persone possano recuperare il senso autentico del rituale?
In questo caso metto a disposizione alcuni ingredienti che possono essere utili per comporre una propria personale ricetta: l’obiettivo è quello di mettere in pista alcuni semplici espedienti per cominciare a vivere con maggiore consapevolezza e presenza. Per cominciare a raddrizzare le antenne. Si tratta di pratiche molto semplici, utili per centrarsi, allinearsi con i propri propositi evolutivi e rendersi sensibili alle energie e alle rispondenze dentro e fuori di noi. Tutto questo perfettamente integrato con la propria vita di tutti i giorni, nel quotidiano. La disciplina va invece vista come un processo di naturale cambiamento e disposizione della mente e del corpo: il nostro essere comincerà spontaneamente a darsi nuovi riferimenti, nuovi ritmi, a esigere comportamenti, cibi, azioni diverse e più armoniche. Reagirà diversamente, troverà per via naturale nuove modalità che andranno assecondate attraverso l’auto-ascolto e il lasciare che tutto ciò prenda spontaneamente la giusta piega. La cosa interessante da notare e sulla quale contare con fiducia, è che nel momento in cui siete sempre meglio allineati con voi stessi e in armonia con le vostre scelte più autentiche, la realtà – l’universo intero! – farà in modo di venirvi incontro, creando sincronicamente le migliori condizioni perché la vostra vita possa cambiare in una certa direzione, assecondando i vostri intendimenti. Se voi ci siete, se il fuoco è acceso, l’universo risponde; non può che essere così.

Partendo dalla tua esperienza personale, suggerisci al lettore numerose pratiche tra cui il Rito di Benedizione, il Saluto al Sole e il Diario Magico. Ritieni opportuno sceglierne solo una oppure è possibile alternarle e integrarle tra loro?
Le pratiche che ho inserito nel libro ritengo siano le minime utili dalle quali partire per la propria esplorazione personale, ovviamente secondo la mia esperienza diretta. Si possono liberamente rielaborare, integrare, trascendere in funzione del proprio sentire e della sperimentazione. Penso che siano comunque un buon punto di partenza, essenziale, praticabile ed efficace, che fa già piazza pulita di numerose sovrastrutture e che porta per via naturale all’aprirsi verso l’esplorazione personale. Nel libro faccio subito una premessa severa sulla ritualità, dato che l'essere umano ne ha fatto uno strumento di potere, di boria, di sfruttamento, di devozione verso forze parassite e di potere egoistico, alimentando un circuito di energie e di eggregore sempre più degenerante di cui oggi, tra coreografie sterili e simboli perduti, non ha il controllo... Di fatto la ritualità, fatta di numeri, simboli, geometrie, formule e strumenti, non è altro che un patteggiamento con il sistema, un negoziare con gli arconti... È ora di recuperare il senso della relazione con la realtà attraverso una nuova epifania di noi stessi, di ognuno di noi, attraverso un sentire diretto, che va proprio oltre. Visto che cito sempre Krishnamurti per un richiamo alla sobrietà, oppure Osho, voglio ora citare un meno noto, difficile quanto geniale esploratore, Austin Osman Spare: «Perciò impara a riconoscere i ciarlatani dal loro amore per le ricche vesti, le cerimonie, i rituali, i ritiri magici, le condizioni assurde e altre sciocchezze troppo numerose per elencarle tutte. La loro intera dottrina è solo un’esibizione di vanagloria, una meschina e avida ricerca di notorietà; la loro norma comprende tutto ciò che è inutile, il loro fallimento è certo e sicuro. Accade dunque che alcuni, dotati di capacità naturali, non tardino a smarrirle, seguendo i loro insegnamenti» (tratto da Il Libro del Piacere).

(continua)

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