Le interviste di Oltreconfine
Fulvio Rendhell ¤ www.rendhellfulvio.it

Ritratto di un medium

di Giovanni Picozza, Andrea Colamedici

in Speciale SPIRITISMO (Oltreconfine - n° 4 - Mar/Apr 2012)
€ + spese sped.
Fin da piccolo hai avuto a che fare con il mondo degli spiriti. Come è stata la tua infanzia?
La mia infanzia è stata particolare, strana. Ho avuto il privilegio di avere una madre, medium, che ha capito quali erano le mie doti, altrimenti penso che mi avrebbero rinchiuso in qualche ospedale per studiare la mia mente. Sì, perché io giocavo con i bambini, ma non erano bambini, erano fantasmi. Mia madre e le mie zie, anch’esse medium, vedevano che parlavo senza che nessuno fosse dinanzi a me e che i giocattoli si muovevano come se fossero spinti da qualcuno. Si sono accorte allora che anch’io avevo quelle doti che loro avevano esplicato durante tanti anni. Mia madre e le mie zie facevano sempre delle sedute spiritiche, quindi fin da bambino ho avuto un contatto diretto con questi fenomeni. Quando sono diventato un po’ più grandicello mi facevano assistere, altrimenti mi andavo a intrufolare con il mio cane dietro una tenda o dietro il divano per vedere cosa accadeva. Vivevo un po’ isolato, non avevo tante amicizie con altri bambini... bambini veri. Il mio era un mondo un po’ chiuso e questo certo preoccupava i miei genitori. Mia madre però è stata molto tollerante, mi capiva veramente e ha cercato di assecondarmi e di darmi dei consigli. Ricordo che un giorno mi fece sedere sulla sponda del letto insieme a lei e mi spiegò che i bambini con cui giocavo non erano bambini veri. Da allora ho cercato di vivere la vita reale e nello stesso tempo una vita un po’ irreale. C’era anche un gattino, un gatto fantasmatico che correva da tutte le parti, e io gli andavo dietro. Una volta salì sul tetto – avevamo una terrazza tra i tetti della vecchia Roma – e io, incosciente, lo seguii. Quando finalmente scesi, mia madre fece sparire il gatto e mi regalò una tartaruga, anch’essa fantasmatica, che almeno non poteva salire sopra i tetti... La mia grande gioia da bambino erano i teatrini con le marionette: era come se si animassero per me, come se fossero dei personaggi veri. Ho portato avanti questo gioco per molto tempo. Lo stesso accadeva con i cinemini a mano: le figure venivano fuori dallo schermo e prendevano vita. Mi sono rimaste talmente impresse che ho fatto una collezione bellissima di questi oggetti. Anche i libri di favole si animavano...

Quando hai deciso di diventare un medium e come si è sviluppata negli anni la tua attività spiritica?
Non l’ho deciso. Mi ci sono trovato dentro e sono andato avanti. Non ne potevo fare a meno, non ne potevo uscire fuori. Tutto quello che avevo subìto nell’infanzia, queste impressioni che si erano scolpite dentro di me, ho dovuto per forza portarle avanti, sempre cercando di tenere ferma la realtà, sennò avrei potuto anche perdere l’intelletto. Crescendo, ho preso contatto con altre persone che si interessavano profondamente di questa materia e ho cominciato a fare delle sedute spiritiche in circoli privati molto ristretti. Una di queste persone aveva una casetta fuori Roma, sulla Salaria, ai bordi della ferrovia, che aveva dipinto tutta di nero, sia fuori che dentro, per creare il luogo adatto per fare delle sedute importanti. In seguito, molti cultori seri e appassionati mi proposero di fare qualcosa per divulgare maggiormente lo Spiritismo, che con le due guerre era caduto nell’oblio. Pensarono quindi di trovare un luogo a Roma e creare un’associazione a cui potessero partecipare molte più persone. Nacque così il circolo spiritico Navona 2000. Navona perché si trovava nei pressi di piazza Navona, 2000 perché significava andare oltre e proiettarsi verso il futuro. Questo circolo prese rapidamente piede, contando sempre più soci. E da lì si è creato un Neospiritismo che ha coinvolto prima l’Italia e poi tutto il mondo, perché cominciarono a uscire diversi articoli sui fenomeni che accadevano durante questi incontri. Alle sedute partecipavano anche grandi personaggi della politica e del mondo artistico e culturale. Andò avanti così per molti anni fino a che non cominciai a essere stanco di sostenere certi ritmi: il circolo apriva ogni notte e si andava avanti fino all’alba.

Sei stato protagonista di fenomeni ritenuti incredibili dalla maggioranza delle persone. Qual è l’episodio che in assoluto ti ha stupito di più?
L’episodio che ha più colpito me e anche la stampa internazionale, specialmente quella che segue questi fenomeni, è stato l’apparizione, dopo cento anni dalla sua prima comparsa, del fantasma della cosiddetta Katie King, evocato a Londra nell’800 dalla medium Florence Cook in presenza dello scienziato William Crookes. Tentammo quindi di evocare uno dei fantasmi più celebri della storia dello Spiritismo. Dopo varie sedute di preparazione, finalmente questo fantasma ritornò in carne e ossa [luglio 1974, ndr]. Un medico, uno psichiatra e altri partecipanti poterono toccare il fantasma, abbracciarlo, sentirne i battiti del cuore... Fu fatta una relazione con le loro firme e un professionista scattò delle fotografie che fecero il giro del mondo. Un’altra seduta importantissima che mi sta a cuore fu quella in cui una troupe tedesca guidata da uno scienziato [il prof. Resch di Monaco, ndr] venne dalla Germania con delle macchine cinematografiche a raggi infrarossi in grado di filmare al buio totale. Questa seduta fu eccezionale perché, dopo la fuoriuscita di ectoplasma dal mio corpo, un fantasma altissimo si innalzò fino al soffitto per poi tornare a inglobarsi dentro di me. E di questa seduta esiste un filmato a 35 millimetri.

(continua)

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