Le interviste di Oltreconfine
Stefano Mayorca ¤ www.arkpe.it

Stefano Mayorca si racconta attraverso i libri della sua vita

di Mariavittoria Spina

in Bibliointervista (Oltreconfine - n° 4 - Mar/Apr 2012)
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STEFANO MAYORCA
Scrittore e giornalista, nato il 7 marzo 1958 a Roma, dove vive e lavora, è considerato tra i maggiori esperti di simboli, miti e filosofie occulte. Sperimentatore alchimico, studioso di ermetismo, religioni antiche e culti misterici, è preside dell’Accademia Romana Kremmerziana La Porta Ermetica (www.arkpe.it). Ospite di trasmissioni televisive Rai e Mediaset, collabora con numerose riviste di settore e tiene la rubrica Opus Hermetica sulla web radio Keltoi Radio.


C’è un libro che ha influito più di altri nel tuo percorso di crescita spirituale?
I libri hanno costituito da sempre un aspetto preponderante nel mio percorso di crescita. Da bambino ero un autentico divoratore di testi di ogni specie. Del resto, allora non esisteva la tecnologia dei videogame (per fortuna). Il libro era qualcosa di vivo, possedeva un cuore, un’anima cartacea che dischiudeva i suoi segreti più riposti a chi era in grado di penetrarlo, di interagire con la sua parte nascosta e insondabile. Ricordo il Moby Dick di Melville, una vera folgorazione, intriso com’era da quelle atmosfere sospese, cariche di un misticismo crepuscolare e di un fatalismo ineluttabile. Al principio, come molti - ma non tutti - ero attratto da una possibile via di accesso a una spiritualità che contemplasse anche aspetti operativi. Tale possibilità si è sostanziata apparentemente in maniera casuale.

Ci puoi raccontare brevemente la tua esperienza?
Fin da bambino sono stato legato alle terre che si appressano parallelamente al nostro ambito quotidiano. Ho percepito l’esistenza di continenti infusi di energia, magia, spiritualità, non riuscendo però a cogliere pienamente il senso di tali interferenze. Un giorno, mentre osservavo un uomo che leggeva seduto su una panchina, qualcosa si è acceso in me, un ricordo antico forse, che ha ridestato emozioni remote. A un tratto mi sono reso conto che la persona in questione era differente dalle altre: lo sguardo attento e consapevole, un modo diverso di scandagliare quanto lo circondava e una ieratica espressione sul viso. Prima di alzarsi mi fissò intensamente e allontanandosi voltò il capo per guardarmi ancora una volta, sorridendo. Dopo pochi secondi mi resi conto che aveva dimenticato il volume sulla panchina. Lo afferrai e mi misi a correre per restituirglielo. Tutto inutile, si era volatilizzato. Dunque, dopo una prima esitazione, aprii il libro con avidità ed eccitazione e vidi una dedica: «Sono certo che ti tornerà utile per proseguire». Compresi che lo aveva lasciato a me intuendo, non so come, la mia ansia di ricerca, decidendo di farmi quel dono. Il volume che lo sconosciuto stava sfogliando con misurata gestualità era Autobiografia di uno Yogi di Yogananda Paramahansa.

C'è un passaggio che ti ha colpito particolarmente e continua ancora oggi a risuonarti nella mente?
Credo che fosse l’insieme di quanto veniva esplicato a colpire la mia interiorità. Tuttavia, più che un peculiare aspetto del testo è l’energia, o per meglio dire l’atmosfera in esso racchiusa, che conquistò il mio animo e, ancora oggi, è viva nel mio cuore. Una atmosfera di Luce, tipica dell’insegnamento orientale e nello specifico dell’Induismo, capace di trascendere i parametri del consueto per proiettare nell’inconsueto. Nonostante la visione passiva che si identifica con questo genere di credenza religiosa, la sua impronta e il suo fascino può senz’altro catalizzare l’attenzione su dinamiche trascendenti. Al contrario, nell’ambito dell’Ermetismo è l’atteggiamento attivo il principio cardine che consente di raggiungere uno stato di consapevolezza basato sulla verifica, non sull’accettazione incondizionata di dogmi difficilmente comprovabili. La fede è alla base di tale enunciato, mentre ermeticamente è la prova diretta il perno su cui si fonda questa antica dottrina.

Se dovessi consigliare questo libro a qualcuno, a chi lo proporresti e perché?
Senza dubbio lo consiglio a chi, non afflitto da un misticismo fuorviante, è in grado di elaborare i concetti in esso contenuti con equilibrio, senza lasciarsi suggestionare dalla messe di insegnamenti che vengono profusi. Colui che riesce a scalfire la superficie di questo testo, a vedere oltre, a penetrare in profondità senza lasciarsi sviare, mantenendo una sana fiducia in sé stesso (non fede), è l’individuo giusto per questo genere di lettura.

(continua)

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